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12/08/17

Scalfari, La Repubblica, 06/08/2017).“I poveri. Purtroppo sono una minoranza assai numerosa, specie in certi paesi del mondo e la loro povertà li riduce ad avvertire soltanto bisogni a livelli elementari: il cibo, il clima, il desiderio sessuale, il sonno che attenui la fatica del sopravvivere. I poveri di questi livelli tornano a riavvicinarsi al livello animalesco da cui la nostra specie proviene: l’Io è ridotto ai minimi termini e così pure la memoria”

“I poveri. Purtroppo sono una minoranza assai numerosa, specie in certi paesi del mondo e la loro povertà li riduce ad avvertire soltanto bisogni a livelli elementari: il cibo, il clima, il desiderio sessuale, il sonno che attenui la fatica del sopravvivere. I poveri di questi livelli tornano a riavvicinarsi al livello animalesco da cui la nostra specie proviene: l’Io è ridotto ai minimi termini e così pure la memoria” (E. Scalfari, La Repubblica, 06/08/2017).
Parole, a parer mio, oltraggiose e dal contenuto discriminatorio nei confronti dei poveri, sia di quelli presenti nel nostro paese (circa 5 milioni di poveri assoluti secondo recenti dati ISTAT), sia, soprattutto, di quelli che quotidianamente vi arrivano spinti da fame, miseria, persecuzioni. Parole che riportano alla memoria quelle pronunciate il 14 febbraio 2016, durante un’intervista per il programma “Soul” di Tv2000 (emittente televisiva della CEI, collegata al Centro Televisivo Vaticano): “Noi ci inventiamo i desideri, non i bisogni primari, quelli li abbiamo pure noi come gli animali. I poveri, salvo pochissimi, non hanno bisogni secondari”. E’ innegabile una continuità di pensiero ben radicata nel fondatore de La Repubblica, un pensiero caratterizzato da una sorta di razzismo economico, che sembra contrapporre i poveri “quasi animali” ai “nobili” intellettuali ricchi, e che rischia di aprire le porte a pericolosi scenari discriminatori. Affermare, infatti, che la povertà rende incapaci le persone di sentire e pensare qualcosa che vada di là della soddisfazione di bisogni primari e primordiali, e che i poveri siano in balia delle loro pulsioni “animalesche” per il cibo, il sesso e il riposo, rischia non solo di suggerirne l’esclusione da qualsiasi coinvolgimento o consultazione in ambito socio-politico, ma anche di alimentare stigma e pregiudizi (in primis quelli sulla loro pericolosità sociale).
I poveri di questi livelli tornano a riavvicinarsi al livello animalesco. Eugenio Scalfari, fondatore di Repubblica

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