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26/03/17

Funeral Party di Marco Travaglio La scena della Capitale d’Italia deserta, con gli elicotteri delle forze dell’ordine che sorvolano il nulla e i mastodontici blindati dell’Esercito che presidiano il vuoto per proteggere capi di stato e di governo che firmano

Funeral Party
di Marco Travaglio

La scena della Capitale d’Italia deserta, con gli elicotteri delle forze dell’ordine che sorvolano il nulla e i mastodontici blindati dell’Esercito che presidiano il vuoto per proteggere capi di stato e di governo che firmano risme di fogli bianchi citando indegnamente statisti passati che per decenza non dovrebbero neppure nominare, contrariamente agli annunci-auspici dei politicuzzi e dei telegiornaloni, giornaloni e giornalini al seguito sul nuovo certissimo sacco di Roma a opera dei black bloc “populisti”, è il miglior funerale per quest’Europa ridotta a un gigantesco bancomat per soliti noti. I tanto sperati scontri, incidenti, devastazioni e contestazioni dovevano garantire un minimo di attenzione a queste istituzioni vuote e ignote ai più, a questi noti frequentatori di se stessi in cerca di legittimazione, se non dagli amici, almeno dai nemici. E invece, se si eccettuano poche migliaia di manifestanti pacifici di destra e di sinistra che presenziavano alle esequie chiedendo invano un’altra Europa, hanno avuto dal popolo che dovrebbero rappresentare quello che si meritavano: l’assenza e l’indifferenza. Intanto, a Milano, andava in scena un altro paradosso, speculare al primo: Papa Francesco, cioè l’ultimo monarca assoluto d’Europa eletto a vita (salvo dimissioni) da un conclave segreto di cardinali con procedure medievali, faceva il bagno di folla dicendo con la consueta semplicità a milioni di persone quello che tutti pensano e sanno ma nessuno sa come tradurlo in pratica: invece di menarla contro i populismi come se fossero funghi nati per caso qua e là da una misteriosa epidemia di rancori, paure e fake news, le classi dirigenti provino a rileggersi ciò che dicevano i padri fondatori dell’Europa, che non parlavano di alta finanza, ma di democrazia, solidarietà, eguaglianza, partecipazione e libertà dei popoli.
Sublime ironia della storia: il continente che ha inventato la democrazia (e proprio nella nazione che ne è appena uscita) è costretto a prendere lezioni (addirittura di “laicità”) dal sovrano assoluto di uno staterello confessionale. E, almeno stavolta, le oligarchie non hanno nemmeno qualche barbaro a portata di mano per giustificare la propria esistenza in vita. Lo scriveva l’altro giorno, sul Fatto, Barbara Spinelli partendo da un piccolo fatterello di ordinaria impunità all’italiana, il salvataggio di Minzolini: “La mia impressione è che in tutta Europa la classe dirigente politica faccia quadrato attorno alla propria impunità, con la scusa di dover arginare la cosiddetta ondata di populismo da cui si sente minacciata”.
E ancora: “L’accusa di populismo giustifica ogni sorta di malefatta, e in primis la sospensione della democrazia costituzionale e della rule of law. La disinvoltura dei politici che infrangono non solo le leggi ma anche le regole della decenza penalmente non perseguibili –in Francia, in Italia, in Romania– si comprende solo in questo quadro. Se arrivano i barbari tutto è permesso, e ‘questa roba fa impressione ai barbari’. Nella poesia di Kavafis gli antichi senatori romani scoprono alla fine che le orde non sono affatto arrivate e si chiedono, tutti sgomenti: ‘E adesso, senza barbari, cosa sarà di noi?’…”.
Naturalmente la lezione di ieri non insegnerà niente a nessuno: le élite tecnopolitiche, sempre più cieche, sorde e autistiche, continueranno a pensare di legittimarsi non allargando gli spazi di democrazia e partecipazione, ma restringendoli e soffocandoli, senz’accorgersi di ingrossare così le file dei barbari populisti che dicono di combattere. Eppure, se non vogliono dar retta al Papa, potrebbero almeno dare un’occhiata a quel che accade negli Stati Uniti. Lì il barbaro populista per eccellenza, Donald Trump, è andato al potere con gli strumenti della democrazia rappresentativa e la forza d’inerzia della guerra che gli muovevano tutti gli establishment tradizionali. E ora quella democrazia, fondata su una Costituzione vecchia anzi giovane di quasi 230 anni, si sta rivelando il miglior antidoto a un presidente che si crede padrone e vorrebbe comandare anziché governare. The Donald vieta per decreto l’ingresso negli Usa ai cittadini di alcuni paesi islamici, e un giudice gli boccia la legge in nome della Costituzione. Allora lui ripresenta il decreto riveduto e corrotto, e altri due giudici glielo mandano in fumo, sempre facendosi scudo della Costituzione. Lui attacca la stampa, rea di fare il cane da guardia sul (suo) potere, e il watchdog reagisce azzannandogli le caviglie e i polpacci e sbugiardando le sue menzogne (che peraltro non sono una sua invenzione, anche se adesso si chiamano post-verità o fake news). Lui continua a mentire, sostenendo che Obama l’ha fatto spiare, e l’Fbi (tacciata di parzialità filo-Trump in campagna elettorale per le indagini sulle email private di Hillary Clinton, e ora di partigianeria anti-Trump) lo sbugiarda.
Non solo, ma il capo dell’Fbi annuncia al Parlamento che sta indagando sugli appoggi elettorali che gli avrebbe fornito una potenza straniera tutt’altro che raccomandabile, la Russia del suo amico e compare Putin: accusa che, se confermata, potrebbe condurlo all’impeachment. Lui marcia a tappe forzate con la controriforma sanitaria per smantellare, come promesso in campagna elettorale, l’Obamacare. Ma qui entra in scena, dopo la magistratura, l’informazione e l’Fbi, un altro potere di controllo sulla Casa Bianca: il Congresso. I parlamentari dello stesso partito repubblicano (il suo) impongono l’altolà al presidente, costringendolo a battere in ritirata per evitare una trumpata sul naso. Cose che càpitano dove lo Stato liberale di diritto, fondato su una netta divisione dei poteri, è una cosa seria e non uno slogan propagandistico. Nemmeno l’uomo più potente del mondo può fare tutto quel che gli pare, anche se è stato appena eletto dal popolo, perché c’è qualcosa di più importante dell’investitura dal basso e dei capricci di chi sta in alto: la legge. A noi, abituati a sentir sproloquiare lorsignori di “primato della politica” e di lavacro delle urne non appena la Corte costituzionale o la magistratura intervengono a sanzionare leggi illegittime o condotte illegali, sembrerà strano. Ma il primato della politica non esiste, e neppure l’ordalia elettorale. Esiste un solo primato, a cui tutti devono inchinarsi: il primato della legge. È quello, nelle democrazie vere e funzionanti, l’unico argine a tutti gli arbitrii, soprattutto a quelli che piovono dall’alto e non incontrano altri ostacoli. A protezione dei ceti più deboli, cioè del popolo. Il quale popolo, se non vede sanzionati i soprusi dei potenti da una legge uguale per tutti, imbocca le scorciatoie che le oligarchie terrorizzate tentano di esorcizzare agitando il “populismo” e altri spauracchi che non spaventano nessuno.
Per questo, il 4 dicembre, l’abbiamo scampata bella. Rischiavamo, ubriacati dalla propaganda mainstream, di approvare una controriforma costituzionale fatta su misura delle oligarchie morenti per concentrare tutti i poteri in pochissime mani, perlopiù straniere e mai elette da nessuno. Ci dicevano che, così, “chi vince decide”, a mani libere dagli intralci e dagli impacci (i poteri di controllo: la Costituzione, il Parlamento, la Consulta, i territori, i magistrati, la stampa e – tramite questi – il popolo). Cioè comanda. Noi – almeno il 60% dei votanti che ha detto No – non ci siamo lasciati abbindolare. E proprio il caso americano dimostra quanto avessimo ragione: chi vince deve governare, ma non può comandare. Sopra di lui c’è sempre la legge e, se la calpesta, c’è sempre qualcuno che gliene impone il rispetto. In Italia non è purtroppo così (altrimenti, per dire, il pregiudicato interdetto Minzolini non siederebbe in Senato abusivamente da 15 mesi), e lo sarebbe ancor meno se fosse passata la controriforma. Se una riforma urge, è proprio quella opposta alla boiata che abbiamo respinto il 4 dicembre: una riforma che rafforzi i poteri di controllo e allarghi gli spazi di partecipazione popolare. Anche perché, l’abbiamo visto col referendum e rivisto ieri, il popolo ha mille difetti. Ma è sempre un po’ più maturo di chi vorrebbe comandarlo.

Non finisce qui di Marco Travaglio Il Fatto Quotidiano, 22 marzo 2017.


Non finisce qui di Marco Travaglio
Il Fatto Quotidiano, 22 marzo 2017.

Il caso Minzolini, che poi è il caso “Parlamento fuorilegge e sedizioso”, è rapidamente scomparso dalle prime pagine dei giornali. Ma non può finire così. E i rappresentanti delle istituzioni che ne hanno a cuore il buon nome, a cominciare dal garante supremo della Costituzione Sergio Mattarella e dai presidenti delle Camere Piero Grasso e Laura Boldrini, possono fare molto perché non finisca così. Il 12 novembre 2015, ben 15 mesi fa, l’ex direttore Augusto Minzolini viene condannato in via definitiva a 2 anni e 6 mesi di reclusione (pena principale) e all’interdizione dai pubblici uffici della stessa durata (pena accessoria), per il reato di peculato. La sentenza comporta tre conseguenze.

1) Minzolini deve scontare la pena principale di 2 anni e mezzo in carcere o, se ne fa richiesta, in affidamento in prova ai servizi sociali (come B. all’ospizio di Cesano Boscone).

2) Minzolini deve scontare la pena accessoria con la perdita dei diritti all’elettorato attivo e passivo, cioè non può più votare né essere eletto, né tantomeno esercitare il pubblico ufficio per eccellenza, quello di parlamentare: dunque deve decadere dal seggio di senatore che occupa abusivamente da 15 mesi (con indennità, diarie e contributi pensionistici) al posto del primo dei non eletti che dovrebbe sostituirlo.

3 ) Minzolini, oltreché per la pena accessoria dell’interdizione, non può più restare senatore per gli effetti della pena principale fissati dalla Severino: decadenza e ineleggibilità per i condannati a più di 2 anni.

Il punto 3 è stato illegalmente cancellato dal voto di giovedì al Senato, ma i punti 1 e 2 restano: il Senato deve votare al più presto (è già in ritardo di 15 mesi) la decadenza del senatore interdetto e affidarlo al giudice dell’esecuzione penale, il Pg della Cassazione, perché inizi a scontare la pena. Quel voto, prima in giunta per le elezioni e immunità e poi in aula, può essere evitato solo se in caso di dimissioni. I precedenti più recenti di parlamentari pregiudicati e interdetti sono quattro: Filippo Drago (interdetto per 2 anni e 9 mesi), Silvio Berlusconi (2 anni), Cesare Previti e Salvatore Cuffaro (a vita). In nessuno dei quattro casi il Parlamento ha votato la decadenza per l’interdizione: o perché si erano dimessi prima (Previti, Cuffaro e Drago), o perché erano già decaduti in virtù della Severino (Berlusconi). Nel caso di Drago, prima che si dimettesse, la Giunta discusse a lungo nel 2009 se farlo decadere o no, perché alla fine della legislatura mancavano 4 anni e l’interdizione durava solo 2 anni e 9 mesi e l’interessato piagnucolava per il vulnus di non poter rientrare per i mesi restanti.

Qualche frescone ipotizzò addirittura la figura di un “senatore supplente” che gli tenesse in caldo lo scranno e poi si facesse da parte per il suo gran rientro a fine interdizione. Ma per fortuna le dimissioni del pregiudicato ci risparmiarono almeno questa vergogna. Ora la scena potrebbe ripetersi con Minzolini, ma le sue dimissioni, per ora solo annunciate, non hanno alcuna possibilità di essere accolte prima di fine legislatura: la prassi vuole che alla prima votazione siano regolarmente respinte. Dunque il presidente del Senato, per una questione di decenza oltreché di legalità, dovrebbe sollecitare la Giunta a contestare subito il diritto di Minzolini a restare, passando poi la parola all’aula per la presa d’atto dell’interdizione. Se no Minzolini potrebbe iniziare a scontare la pena in carcere o in comunità di recupero mentre è ancora senatore, stipendiato e pensionato a spese nostre. Una scena che farebbe il giro del mondo, contribuendo alla nostra già altissima reputazione internazionale.

Il presidente Mattarella dovrebbe fare di tutto per scongiurare quest’ennesimo scempio. Gli basterebbe ricordare ciò che disse da deputato nel 2007 quando la Camera traccheggiava sulla cacciata di Previti: “Un cittadino interdetto in perpetuo dai pubblici uffici non è più titolare dei diritti elettorali, non può più votare e di conseguenza non può più essere eletto, e se è già stato eletto ed è parlamentare decade dal mandato ai sensi dell’art. 66 della Costituzione... sopra la quale non vi è null’altro... L’on. Previti è divenuto ineleggibile... È sempre la Costituzione all’art. 56 che dispone che può essere deputato solo chi può votare, e ciò non è più consentito all’on. Previti per effetto dell'interdizione. La funzione di deputato è indiscutibilmente un pubblico ufficio, e non gli è più consentito di ricoprirlo. Solo la Camera può disporne la decadenza o accettarne le dimissioni, e noi siamo chiamati a farlo, salvo violare le regole della Costituzione e della legge”.

Per molto meno, un suo illustre predecessore minacciò addirittura di sciogliere il Parlamento: quando, il 23 settembre 1993, la Camera salvò dall’arresto l’ex ministro della Sanità Francesco De Lorenzo, indagato per corruzione e associazione per delinquere, Oscar Luigi Scalfaro tuonò: “È un suicidio del Parlamento, una rottura tra la gente e il Parlamento, una lesione del principio della pari condizione: dopo quel voto intollerabile vi giuro che, se gli adempimenti fossero già stati completati, la giornata sarebbe finita con lo scioglimento delle Camere”. Eppure allora, anche se spesso e volentieri ne abusavano, le Camere avevano la facoltà di bloccare un arresto per fumus persecutionis, mentre oggi non possono violare la Severino né ignorare un’interdizione.

Se nessuno interverrà, il Senato verrà trascinato davanti alla Corte costituzionale con un conflitto di attribuzioni sollevato dal Pg della Cassazione (per la mancata interdizione di Minzolini) o più improbabilmente – come chiedono alcuni ex 5Stelle – dai presidenti delle Camere (per violazione di una legge). E sarebbe un pessimo spettacolo. L’ennesimo.

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25/03/17

la colpa del debito pubblico sono loro, ingordi e stronzi

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In italia non lo faranno mai

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#UE :4 cortei e un "funerale"..quello dell'Europa..e il Papa dà l'estrema unzione:"Tradita storia per la finanza":#TrattatiRoma #RomaUE2017

Patrizia Cirulli, la cantautrice che reinterpreta Gabriele D'Annunzio



“Dormo” è una poesia di Fausto Mesolella musicata e interpretata da Patrizia Cirulli. L’avvolgente voce di Fausto Mesolella si intreccia alla voce di Patrizia in modo poetico e sognante, regalando un momento di grande emozione.
Il brano è contenuto nell’album “Mille Baci” di Patrizia Cirulli in cui la cantautrice ha musicato in forma canzone testi di grandi poeti.

Torniamo a parlare di letteratura e canzone: dopo il Premio Nobel a Dylan sembra…
ILFATTOQUOTIDIANO.IT|DI PAOLO TALANCA

Crozza-Cannavacciuolo prende a sberle Gentiloni: "Sembri il cameriere della Merkel"


Dopo “Giunte da incubo” in cui Crozza-Cannavacciuolo ha tentato di risollevare le sorti di Virginia Raggi e la sua giunta,  in  “Europa da incubo” lo chef  ha un nuovo…
ILFATTOQUOTIDIANO.IT

la rai servizio pubblico de sta minchia,ha censurato la Raggi,ma io devo mantenere ste pantegane in rai?

Il mio saluto ai 27 capi di Stato e governo giunti in Campidoglio per 60esimo anniversario Trattati di Roma

Ottava Vita con testo, gianna nannini



Io razzista, io fascista
stupratore di bambine
spia tiranno comunista
dittatore di regime
Io ruffiamo corruttore capo mafia
spacciatore
grande figlio di puttana
io bastardo traditore
Vita tremenda vita disperata
chi 'un l'ha provata 'un lo può immaginare
neanche all'inferno un'anima dannata
che così tanto possi tribolare
Io pentito inginocchiato
non ho palpiti nel cuore
sanguinario della pace
sotto il segno dell'amore
io cattolico ad oltranza per paura rinnegato
sono polvere di lager - urla d'uomo torturato
Vita tremenda vita disperata
chi 'un l'ha provata 'un lo può immaginare
neanche all'inferno un'anima dannata
che così tanto possi tribolare
Vita stupenda vita innamorata
Vita stupenda vita innamorata
Vita stupenda vita innamorata
Una botta in mezzo al petto
una corda che si tende
una voce dal silenzio
una mano che mi prende
ritornare ai sette cieli a carpire meraviglie
bere chiare acque di fonte
respirare nuovamente
Vita tremenda vita disperata
chi 'un l'ha provata 'un lo può immaginare
neanche all'inferno un'anima dannata
che così tanto possi tribolare
Vita stupenda vita innamorata
Vita tremenda vita disperata
Vita stupenda vita innamorata
chi 'un l'ha provata 'un lo può immaginare
neanche all'inferno un'anima dannata
che così tanto possi tribolare
Vita stupenda vita innamorata
Vita tremenda vita disperata
neanche all'inferno un'anima dannata
credo sì tanto possi tribolare

mentre in Italia si danno 20 miliardi alle banche e ai vari de benedetti e marcia galline ,ossia ai ricchi

mentre in Italia si danno 20 miliardi alle banche e ai vari de benedetti e marcia galline ,ossia ai ricchi,in Croazia si ragiona e si da ai poveri,ossia si cancellano i debniti ai poveri,da noi ai poveri si da tutto quello che può essere batoste epoi ci sono i suicidi che si nascondono,i tg non ne fanno cenno,mentre ci colpevolizzano sui morti inmare libico?Adesso mi chiedo siamo governati dalla sinistra?No, anche perchè la sinistra non esiste più, sono personaggetti che riempitesi le tasche vaneggiano di aprole sinistre,ossia sono maligni,dei pveri non gliene frega un cazzo


Croazia, il ministero delle Finanze annuncia una legge per cancellare i debiti ai più poveri

Croazia, il ministero delle Finanze annuncia una legge per cancellare i debiti ai più poveri
MONDO

Il ministro delle Finanze ha annunciato un condono dei debiti inferiori al salario medio, per i cittadini che hanno i conti correnti bloccati. Il provvedimento dovrebbe riguardare 91mila persone

GIANNA NANNINI Arena Rock

24/03/17

Gianna Nannini - Maledetto Ciao



Con te lo so,
sempre così,
rimesci pianti e sogni
e poi mi butti via.
Con te lo so,
non smette più la rabbia dei ricordi,
e vomito la mia allegria.
Io, che vorrei,
averti qui nel mio deserto di speranze,
come farò,
senza di te in questo cielo all’orizzonte...
Con te lo sai,
quel giorno in più,
è un grido nel silenzio contro i venti e le maree.
Con te lo so,
finisce qui,
l’inizio di un amore che ci guarda andare via...
Anima mia,
cosa farò nei boschi immensi della luce,
senza di te ali non ho per questo cielo che mi prende, cielo che non sente...
Ciao, maledetto ciao,
ora sono qui, prova a resistere
Ciao, maledetto ciao,
perché si muore già senza combattere…
Siamo spiriti, spiriti, per una breve eternità
Spiriti, spiriti, la notte cade per noi e non può finire.
Ciao, maledetto ciao,
ora sono qui, voglio sorridere.
Ciao, maledetto ciao,
nell’aria resterai gioia di vivere.
Ciao, ciao, ciaoooooo
Ciao, maledetto ciao,
ora sei con me gioia di vivere.
Ciao, ciao.

Com'è profondo il mare - Lucio Dalla



Siamo noi
Siamo in tanti
Ci nascondiamo di notte
Per paura degli automobilisti
Dei linotipisti
Siamo i gatti neri
Siamo i pessimisti
Siamo i cattivi pensieri
E non abbiamo da mangiare
Com'è profondo il mare
Com'è profondo il mare

Babbo, che eri un gran cacciatore
Di quaglie e di faggiani
Caccia via queste mosche
Che non mi fanno dormire
Che mi fanno arrabbiare
Com'è profondo il mare
Com'è profondo il mare

E' inutile
Non c'è più lavoro
Non c'è più decoro
Dio o chi per lui
Sta cercando di dividerci
Di farci del male
Di farci annegare
Com'è profondo il mare
Com'è profondo il mare

Con la forza di un ricatto
L'uomo diventò qualcuno
Resuscitò anche i morti
Spalancò prigioni
Bloccò sei treni
Con relativi vagoni
Innalzò per un attimo il povero
Ad un ruolo difficile da mantenere
Poi lo lasciò cadere
A piangere e a urlare
Solo in mezzo al mare
Com'è profondo il mare

Poi da solo l'urlo
Diventò un tamburo
E il povero come un lampo
Nel cielo sicuro
Cominciò una guerra
Per conquistare
Quello scherzo di terra
Che il suo grande cuore
Doveva coltivare
Com'è profondo il mare
Com'è profondo il mare

Ma la terra
Gli fu portata via
Compresa quella rimasta addosso
Fu scaraventato
In un palazzo,in un fosso
Non ricordo bene
Poi una storia di catene
Bastonate
E chirurgia sperimentale
Com'è profondo il mare
Com'è profondo il mare

Intanto un mistico
Forse un'aviatore
Inventò la commozione
Che rimise d'accordo tutti
I belli con i brutti
Con qualche danno per i brutti
Che si videro consegnare
Un pezzo di specchio
Così da potersi guardare
Com'è profondo il mare
Com'è profondo il mare

Frattanto i pesci
Dai quali discendiamo tutti
Assistettero curiosi
Al dramma collettivo
Di questo mondo
Che a loro indubbiamente
Doveva sembrar cattivo
E cominciarono a pensare
Nel loro grande mare
Com'è profondo il mare
Nel loro grande mare
Com'è profondo il mare

E' chiaro
Che il pensiero dà fastidio
Anche se chi pensa
E' muto come un pesce
Anzi è un pesce
E come pesce è difficile da bloccare
Perchè lo protegge il mare
Com'è profondo il mare

Certo
Chi comanda
Non è disposto a fare distinzioni poetiche
Il pensiero come l'oceano
Non lo puoi bloccare
Non lo puoi recintare
Così stanno bruciando il mare
Così stanno uccidendo il mare
Così stanno umiliando il mare
Così stanno piegando il mare

De Luca offende la consigliera M5s Ciarambino: "'Chiattona... disturba anche se sta a 100 metri di distanza"

Lucio Dalla - L'ultima luna - 1979 video e testo



L'ultima luna 
Lucio Dalla 
La settima luna 
era quella 
di un luna park 
lo scimmione 
s'aggirava tra 
la giostra e il bar 
mentre l'angelo di 
Dio 
bestemmiava 
facendo sforzi 
di petto 
grandi muscoli 
e poca carne 
povero angelo 
benedetto 
la sesta luna 
era quella 
di un disgraziato 
che maledetto 
il giorno ch'era nato 
ma rideva sempre 
da anni non vedeva 
le lenzuola 
con le mani 
con le mani 
sporche di carbone 
toccava il culo 
a una signora 
e rideva e toccava 
sembrava lui 
il padrone 
la quinta luna 
fece paura a tutti 
era la testa 
di un signore 
che con la morte 
vicino giocava 
a bigliardino 
era pelato 
ed elegante 
ne giovane vecchio 
forse malato 
sicuramente 
era malato 
perche' 
perdeva sangue 
da un'orecchio 
la quarta luna 
era una fila 
di prigionieri 
che camminando 
seguivano le 
rotaie del treno 
avevano 
i piedi insanguinati 
e le mani 
e le mani 
e le mani 
senza guanti 
ma non preoccupatevi 
il cielo e' sereno 
oggi non ce ne 
sono piu' tanti 
la terza luna 
uscirono tutti 
per guardarla 
era cosi' grande 
che piu' di uno 
penso' al padreterno 
sospesero i giochi 
si spensero le luci 
comincio' l'inferno 
la gente 
corse a casa 
perche' 
per quella notte 
ritorno' l'inverno 
la seconda luna 
porto' 
la disperazione 
tra gli zingari 
qualcuno addirittura 
si amputo' un dito 
tutti andarono 
in banca a far 
qualche operazione 
ma che confusione 
la maggior parte 
prese cani e figli 
e corse alla stazione 
l'ultima luna 
la vide solo 
un bimbo appena nato 
aveva occhi tondi 
e neri e fondi 
e non piangeva 
con grandi ali 
prese la luna 
tra le mani 
tra le mani 
e volo' via 
e volo' via 
era l'uomo 
di domani 
e volo' via 
e volo' via 
era l'uomo 
di domani

lUIGI DI MAIO DIFFONDETE QUESTO POST E AIUTATEMI A RISTABILIRE LA VERITA'!

UIGI DI MAIO
DIFFONDETE QUESTO POST E AIUTATEMI A RISTABILIRE LA VERITA'!

Caro Matteo Renzi, vergognati.

Nell'intervista che è uscita oggi sul Corriere della Sera hai avuto la faccia tosta di sostenere che da Presidente del Consiglio guadagnavi la metà di me e di Alessandro Di Battista. È un tema sul quale dovresti solo stare zitto e imparare dal M5S.
1. Quando eri Presidente del Consiglio guadagnavi 6.700 euro al mese, mentre io ne guadagno 3.000, anche perché ho deciso di tagliarmi la metà dell'indennità come hanno fatto anche tutti gli altri parlamentari del M5S. Con questi soldi, che ammontano ad oggi a 20 milioni e 686 mila euro, abbiamo finanziato più di 4.500 imprese, contribuendo a creare oltre 11.000 nuovi posti di lavoro
2. Ho restituito in tutto 282.369 euro, considerando oltre al taglio all'indennità anche la rinuncia all'indennità di carica da vice presidente della Camera e la parte della diaria che non spendo. Non mi risulta tu abbia mai restituito un euro ai cittadini italiani.
3. Oltre all'indennità, poi, da Presidente del Consiglio tu hai beneficiato di rimborsi illimitati per pranzi, cene, spostamenti, auto blu, aerei ed elicotteri di Stato. Io, come detto, ho restituito tutto ciò che non spendevo della mia diaria e ho rendicontato nel dettaglio quanto spendevo. Una bella differenza, non trovi?
4. Per la mia attività di vice presidente della Camera avrei avuto diritto anche ad una indennità aggiuntiva di 3.112 euro al mese. Inutile dire che ho rinunciato e la svolgo gratuitamente, come è giusto che sia
5. Oltre all'indennità aggiuntiva, avrei potuto usufruire di un'auto blu, a cui ho naturalmente rinunciato proprio mentre tu giravi Roma, l'Italia e il mondo non solo con l'auto blu ma anche con l'aereo blu di stato e con l'elicottero blu pagati dai cittadini italiani. Tuttora hai il coraggio di usare l'auto blu anche se in teoria dovresti essere un semplice cittadino
6. Ho rinunciato anche all'appartamento del vice presidente della Camera, mentre tu hai usato tutti i benefit che Palazzo Chigi offriva
7. Inutile dire che non ho mai preso un volo di Stato, mentre tu hai pensato bene di comprare un nuovo aereo facendo spendere agli italiani, in prospettiva, circa 170 milioni di euro. Una spesa così alta per un airbus né Trump né altri Presidenti si sono mai sognati di farla
Da Presidente del Consiglio potevi fare molto contro gli sprechi della politica, e invece ti sei adagiato sugli allori. Non hai mai preteso come segretario del Pd che i tuoi parlamentari o consiglieri si tagliassero alcunché o che votassero la nostra legge sui tagli degli stipendi.
Caro Matteo Renzi, le balle non durano per sempre. Dovresti avere imparato la lezione, invece dal tuo isolamento dorato continui a sputare fango su chi usa i soldi pubblici con l'attenzione e la trasparenza che meritano. Prima di parlare di me, di Alessandro Di Battista o del M5S sciacquati la bocca.
E come se non bastassero le balle sui soldi, nell'intervista al Corriere ci hai regalato un'altra chicca, dicendo che avresti votato a favore della decadenza di Minzolini. Strano allora che i renziani del Pd abbiano votato contro, e tra essi anche la super renziana Rosa Maria De Giorgi, ex assessore della giunta Renzi a Firenze.
Matteo, basta favole

PIDDINI QUANDO APRLATE DEL M5S, LAVATEVI LA BOCCA CON LA CANDEGGINA.Affare teatro storico Firenze, il filo che lega l’ex socio di Tiziano Renzi e il consigliere della Cdp Investimenti

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LOBBY

Il fiscalista del faccendiere pugliese noto alle cronache per i suoi rapporti con il padre dell'ex premier oltre che per i suoi progetti negli outlet della moda targati The Mall, è entrato nel cda della società di gestione del risparmio della Cassa depositi e prestiti poco meno di un mese prima che venisse accettata l'offerta di Dagostino e soci. E quasi tutti oggi sono indagati per una complicata storia di false fatturazioni

ISSU è PAZZ

questo oltre che un criminale eè pure pazzo,adesso lo possiamo dire in chiaro,issu è pazzu

Il magistrato era già finito nel mirino del Csm per le sue esternazioni in difesa di due finanzieri beccati ad accettare orologi da 5mila euro da un imprenditore: "E' un modo per rimanere in buoni rapporti"

a me nessuno che mi regali 5000 euro per avre buoni rapporti che pure ho un caratteraccio, e come mai

Treviso, la lettera choc del giudice Mascolo: “Lo Stato è fuori controllo, io mi armo. Perché quando ci vuole ci vuole”

Treviso, la lettera choc del giudice Mascolo: “Lo Stato è fuori controllo, io mi armo. Perché quando ci vuole ci vuole”
CRONACA

Il gip racconta un episodio personale alla Tribuna di Treviso che diventa un pamphlet a difesa della necessità di girare armati perché "solo chi è in malafede può dire che l'Italia è sicura e siamo tutti fratelli. L'amministrazione della giustizia? Preferisce gli stranieri agli italiani". Il magistrato era già finito nel mirino del Csm per le sue esternazioni in difesa di due finanzieri beccati ad accettare orologi da 5mila euro da un imprenditore: "E' un modo per rimanere in buoni rapporti"

sondaggi il m5s è inarrestabile, per l'anno prossimo supererà il 40%, grazie piddì,lavorate per noi

Sondaggi, il M5s incrementa il vantaggio sul Pd: per Index è di 5 punti. Terrorismo, 3 su 4 hanno paura di attentati


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POLITICA


Dopo la settimana del caso Minzolini, i dati di Index per PiazzaPulita e Ixè per Agorà confermano che i Cinquestelle sono la prima forza politica. A destra perdono i "sovranisti" Lega e Fdi, cresce Forza Italia. Primarie, Renzi disperde Orlando